Ci ritroviamo a celebrare intorno all’altare, per ricordare i cento anni della nascita del nostro don Giacomo, 6° parroco nella parrocchia di Sant’Antonio di Padova. In questo giorno la chiesa festeggia San Tommaso D’Aquino, e nel Vangelo abbiamo ascoltato: “Voi siete la luce del mondo”. Così fu visto ai suoi tempi il San Tommaso Doctor Angelicus, un faro che con i suoi insegnamenti e scritti illumina ancora oggi la ricerca in tante Università, e la riflessione di tanti fedeli. Non si parla primariamente di una intelligenza personale, che pur c’era, ma di un sapienza acquisita attraverso l’incontro continuo con Dio nella preghiera.
Con la preghiera instancabile, con la celebrazione quotidiana pienamente vissuta Tommaso acquista la sapienza che riversa nei suoi scritti. Sapienza che non ha paura di confrontarsi e approfondire anche autori non propriamente cristiani per comprendere la bellezza del mondo creato.
Non ritengo di esagerare se tutto ciò lo trasferisco al nostro don Giacomo, uomo sapiente, anche se pratico (ricordo quando per la celebrazione si presentava con il normale microfono appeso a una corda – non c’erano ancora gli archetti – perché tra mano aveva un testo, da cui prendere spunto per l’omelia). Voi che questa sera siete qui penso che in qualche modo vi siate sentiti illuminati non solo dalle sue parole, di cui sicuramente avremo degli assaggi, ma anche dalla sua vita quotidiana, intrisa di preghiera, di contatto con l’Eterno, ma nel contempo capace di prendere tra mano gli autori più vari per far partire le sue riflessioni in un’omelia o in una catechesi; per un matrimonio o al battesimo, come anche per un rito funebre.
Potremmo definirlo un uomo dal volto luminoso che sapeva illuminare la vita degli altri, sempre all’altezza con i piccoli e con i grandi, con i semplici e con gli istruiti, accogliendola senza far preferenza. Quella vita reale che amava rileggere nel romanzo del Manzoni “I promessi sposi”, nel cui testo custodiva passaggi stupendi delle sue relazioni e convinzioni, attraverso ritagli di giornale.
Per la nostra comunità di Sant’Antonio possiamo tranquillamente asserire che è stato luce per tutti, proprio perché continuamente in contatto con l’uomo e con Dio.
Ora, se dovessi rileggere alcune sue espressioni penderei proprio quei passaggi dove mette a confronto la vita e la morte.
Perché all’uomo, il nostro don Giacomo da grande valore proprio perché è fatto a immagine e somiglianza di Dio. Ed è questo il dono più grande di cui prendere coscienza perché nessuno si svenda. Anche nelle prove che non mancano mai, che anche lui ha affrontato - penso agli ultimi messi della malattia - tutto dipende da quello che abbiamo dentro. Lui ha saputo affrontare anche gli ultimi mesi di vita con grande dignità e con la parola serena sempre pronta.
Era anche convinto e lo scrive: “La vita non vale niente, ma niente vale una vita. Tanto è preziosa”. Tutto sta nel riempirla di cose buone e allora con serenità si può non preoccuparsi del domani, perché so per certo che è nelle mani di Dio. E sicuramente ciò che ha reso serena la sua vita è l’averla messa nelle mani di Dio: “Voluntas tua Pax mea”. Affermazione che porta il nostro Giacomo a non spaventarsi della morte che considera “una soglia al di là della quale non c’è tenebra o pianto, ma “Uno stare sempre con il Signore” come diceva san Paolo. Anche se al momento del grande passo si prova paura non è debolezza, se ci si è preparati con “laboriosi giorni di attesa, con la vigilanza nella preghiera, con la perseveranza nelle opere buone. Sarà una porta che ci apre al mistero.
Quindi mentre preghiamo per la sua anima sicuri che sia ora ha dialogare serena tra grandi pensatori antichi e moderni lasciamoci guidare da quelle perle di saggezza che ci ha regalato nei tanti anni che lo abbiamo avuto tra noi.
Don Beppe Frugis