Confesso che ho avuto difficoltà a scegliere un brano tratto dagli scritti di don Giacomo raccolti con tanto affetto dalla cara Anna Longo nel fascicolo: “Perle di fede”- “Perle di saggezza”.
Non c'è passo che non ti solleciti una riflessione sulla vita e sulla fede e sui modi di rapportarti ad esse.
Ho, per tanto, aperto a caso il testo, come spesso usava fare don Giacomo, ed è venuto fuori il brano: “Il lamento” pag. 22.
Non si può non riflettere su questo brano ma soprattutto sulla conclusione: “Se si dovesse ringraziare Dio di tutte le grazie che ci dà non rimarrebbe tempo per lamentarci!”. E ancora “Badiamo a quello che abbiamo, non a quello che ci manca e, anziché lamentarci perché nessuno ci aiuta, pensiamo, piuttosto, ad aiutare gli altri”.
Questo era il metodo di don Giacomo, far meditare; da ciò appare tutta la sua saggezza e la sua fede.
Per me rimangono ancora come punti fermi dell'eredità spirituale di don Giacomo alcuni aspetti ai quali feci riferimento in un articolo pubblicato sulla “Strenna di S. Lucia” nel 2005.
- la sua amabilità, quel suo essere profondamente umano e capace di immedesimarsi nelle sofferenze e nelle gioie altrui. L'aver avuto il culto delle persone e dell'amicizia.
- La fiducia nella Provvidenza di Dio per lui era una certezza non solo per se stesso ma anche per gli altri, ai quali trasmetteva tanta serenità.
- La sua umiltà, infatti non amava apparire e se l'attenzione fosse concentrata sulla sua persona si sentiva a disagio.
- La sua cultura profonda e vera, infatti essa non aveva nulla che sapesse di presunzione, di saccenteria, di ostentazione.
Quante chiacchierate da Socrate a Kant, da Dante all'amato Manzoni, da Romano Guardini a Giuseppe De Luca, teologi a lui cari.
In me sono rimaste tante riflessioni fatte insieme nei 24 anni vissuti accanto a lui e ringrazio il Signore per averlo avuto come padre, amico e maestro di vita spiritual
Prof. Nardino Ricci