Don Giacomo uomo di preghiera
Vorrei ricordare don Giacomo come un uomo di preghiera: spesso lo si vedeva vagare per la chiesa o nei locali adiacenti con il suo fedele breviario tra le mani, mentre recitava i salmi della liturgia delle ore. Qualche volta immagino di vederlo sbucare ancora da via Beato Luigi Guanella: di solito, dopo cena faceva una passeggiata intorno all’oratorio recitando la compieta, per poi far rotta verso il suo ufficio.
Don Giacomo era famoso per i suoi ritardi e spesso capitava che iniziasse in ritardo la Messa: il più delle volte succedeva perché stava pregando in cappella o nel suo ufficio e non si rendeva conto dell’orario. Una domenica sera, noi ministranti eravamo pronti in sacrestia. Si fece l’ora della Messa e don Giacomo non arrivava. Passato qualche minuto, lo vediamo fiondarsi dal corridoio che collegava la stanza antistante il suo ufficio con la sacrestia; aveva il breviario ben saldo in mano. Entra in sacrestia, lancia il breviario sul tavolo dove di solito erano preparati i paramenti, si infila la casula e imbocca la porta che conduce in chiesa. “Don Giacomo!...Il camice!!!” dice allarmato uno di noi. Lui si guarda e abbozzando un sorriso esclama: -“OH, BESTIA!”- e tornato indietro si mette in regola con i paramenti.
Quando in chiesa celebrava un altro sacerdote e lui si trovava in sacrestia, o in fondo alla chiesa per confessare, nel momento in cui il celebrante giungeva alla consacrazione e pronunziava le parole dell’Istituzione, don Giacomo sospendeva quello che stava facendo e si raccoglieva in preghiera fino alla conclusione della consacrazione.
Dal 1994 ad oggi avrò servito migliaia di Messe nella nostra parrocchia, ma porterò con me sempre il ricordo di una Messa particolarissima: eravamo soltanto in due. Io e don Giacomo. Lui era stato fuori Alberobello tutto il giorno e non aveva potuto celebrare l’Eucaristia. In sacrestia c’eravamo io e don Luca Perri, all’epoca studente e seminarista. Don Giacomo arrivò dopo la fine della Messa serale e chiese di poter celebrare in chiesa. Preparammo la celebrazione e poi gli dissi:-“Vengo con te”…e celebrò la Messa del giorno con la chiesa chiusa e solo me come rappresentante del popolo di Dio. Alla fine della Messa, mettendomi una mano sulla spalla mi disse:-“Beh, a te quando toccherà prendere il mio posto?”- risposi:-“Non so, forse tra una decina d’anni. Se il Signore mi chiamerà.”- E lui:-“Se sei qui, il Signore ti ha già chiamato!”
Vincenzo Angiolillo