Da oggi inizia l’Avvento, riprende l’Anno Liturgico: cominciamo il cammino con l’attesa. In tempi di crisi, dalla fede può giungere la luce che illumina la strada da seguire; accogliamo l’invito del Papa a ritrovarla, riscoprirla, rafforzarla, testimoniarla la fede. Quando tutto diventa più caro, ciò che non ha prezzo, l’amore di Dio, lui ci attende gratis per donarsi a noi come portatore di senso.
E’ già da alcuni giorni che la parola di Dio ci trasmette un messaggio di speranza: le catastrofi, le distruzioni, le violenze, le atrocità non sono segno che tutto sta finendo, ma di novità: aria nuova che entra nel mondo. A Natale accade questo, nel mondo entra il portatore di senso a piantare luci, ma in maniera silenziosa e nascosta.
Già le grandi città si sono illuminate, alberi enormi e viali sono stati addobbati per invitare agli acquisti. Noi quest’anno accendiamo meno luci, incartiamo meno regali, vestiamo meno pagliacci con cappucci rossi, sono solo contorno, esteriorità, facciamo il presepe.
Torniamo alla tradizione cristiana, a quella insegnataci dal santo d’Assisi, vedere con gli occhi della fede. Non penso alla raffigurazione in stile napoletano con decine di statuette – per quanto belli e densi di senso. Penso a un segno: una capanna, un uomo, una donna e una mangiatoia con la paglia, gli animali sono opzionali, forse in una stalla qualcuno ci sarà stato. Va bene se c’è un pastorello. E su questa scena con la mangiatoia vuota meditiamo per l’Avvento preparando dentro di noi uno spazio anche più piccolo di una mangiatoia. Se lo faremo col cuore arriveremo a Natale, all’incontro, al senso. Altrimenti se pur con qualche piatto in meno sul tavolo, rischiamo una festa commerciale in cui mancherà l’ospite d’onore. Senza più il senso originale, quello cristiano.
Don Beppe