La celebrazione del sacramento non può essere improvvisata. Sarà capita, desiderata e vissuta nella misura in cui avremo cercato di vivere e di approfondire i vari aspetti considerati fino qui.
Tre sono gli atteggiamenti fondamentali nella celebrazione del sacramento della penitenza:
- La contrizione è quel cambiamento intimo e radicale, per il quale l’uomo comincia a pensare, a giudicare e riordinare la sua vita, mosso dalla bontà di Dio. Il sacramento deve produrre un cambiamento intimo e radicale. Non si pretende che l’uomo diventi impeccabile, ma un impegno sincero di morire al peccato è indispensabile.
- L’accusa dei peccati è la manifestazione delle colpe riscontrate in noi dopo un sereno esame di coscienza alla luce della parola di Dio. Ma per un serio impegno di conversione occorre analizzare i nostri orientamenti di fondo. Il peccato può essere un incidente sul percorso della vita, ma potrebbe essere anche un’abitudine accettata o poco combattuta, e vivere nella mediocrità.
- La penitenza è vista dal fedele come una tassa da pagare. Invece è necessario che la pena sia davvero un rimedio del peccato e trasformi la vita. Un’opera opposta al male che avvertiamo dentro di noi. All’opera penitenziale proposta dal sacerdote dovremmo aggiungere noi stessi quelle pratiche di amore che servono veramente alla nostra conversione.
Per la confessione non dobbiamo fidarci dello spontaneismo: ci vado quando mi sento. Si può accedere al sacramento della penitenza perché se ne sente il bisogno, o proprio perché non se ne sente il bisogno: anche questo secondo caso ha un senso e una validità: adeguarci ai voleri di Dio e non all’estro della nostra sensibilità. La confessione personale non dovrebbe essere così frequente da farla scadere in un gesto abitudinario, ma non dovrebbe essere neppure così rara da perdere l’esercizio e il gusto del senso della propria responsabilità di fronte ai propri peccati . La confessione dei nostri peccati deve aiutarci a diventare sempre più simili al Signore risorto e quindi liberi.