Giacomo, nella sua lettera, offre una visione tutta positiva riguardo alla vita e alle prove che la fede deve sostenere. Dio non libera il credente dalle situazioni pericolose in cui si trova nel mondo, ma li permette li permette ; il credente vive la lotta tra Dio e satana, e deve fare la sua scelta. Nelle prove si rafforza la fede che ci rende capace di affrontare ogni difficoltà: di perseverare. Il fine della perseveranza dei cristiani è di diventare perfetti e completi in ogni virtù. L’opera perfetta è raggiunta quando fede e opere sono una cosa sola.
L’uomo vive nella sua vita il contrasto tra sapienza umana e divina. La prima crea disordini e divisioni, perché animata da spirito di contesa. La sapienza dall’alto è innanzitutto schietta, non faziosa. La vera sapienza è pacifica, piena di misericordia e di buoni frutti. Essa non fa differenze, non conosce nessun culto della personalità, non è parziale, non dissimula i propri scopi. La sapienza dall’alto si manifesta nei sentimenti di pace, che genera l’unità della comunità. Portando frutti di opere buone che non accendono guerre. Le guerre in comunità: le liti, hanno la radice nei piaceri degli uomini.
Le passioni egoistiche lottano contro le buone intenzioni, la ragione, l’amore, la coscienza, ...
Bramando ciò che non si possiede arriviamo fino ad uccidere. Ricordiamo il proverbio: Ne uccide più la lingua che la spada. Ma nonostante la brama, le battaglie e le meschine gelosie, perché non otteniamo?: Voi pregate, ma non ottenete, perché pregate male, per soddisfare cioè le vostre passioni.
Dobbiamo imparare a pregare e non per noi, ma per chi ci è accanto e per la pace del cuore. Don Beppe