A quaranta giorni dalla Pasqua si celebra l’Ascensione del Signore, il compimento della glorificazione, come ci narra Luca nel vangelo. Questo evento nei primi tre secoli veniva celebrato unitamente alla Resurrezione, essendone il completamento.
La festa dell'Ascensione cominciò ad essere celebrata nel quarantesimo giorno da Pasqua nelle varie Chiese tra il V e il VI secolo, per meglio approfondire la ricchezza del mistero. L’Ascensione ha una triplice ricchezza, infatti riguarda il Cristo, ma anche la Chiesa e la creazione.
La liturgia mette in evidenza che l'Ascensione porta a compimento l'opera di salvezza avviata dall’Incarnazione ed è la glorificazione di Gesù umiliato con la passione. L’Ascensione permette di contemplare anche l'aspetto più segreto e interiore del mistero della Chiesa: essa vive della presenza del Signore Gesù, glorificato e seduto alla destra del Padre, Signore della storia che tornerà alla fine dei tempi; la Chiesa è la trasfigurazione già iniziata dell’umanità, restituita alla sua integrità. In questo senso l’Ascensione è la festa della natura umana, che il Cristo glorifica nella sua carne. Questa festa è dunque la celebrazione della vittoria sulla morte. Ormai, nell’umanità di Cristo l’umanità di tutti è introdotta presso il Padre: ormai “la nostra patria è nei cieli” (Fil 3,20).
La Chiesa è in festa per la presenza del Signore nello Spirito: “Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dei tempi” (Mt 28,20). Dopo l’Ascensione il Cristo infatti, sarà presente non più davanti ai suoi, ma dentro di loro, come è presente nell’Eucarestia. Lasciamoci guidare dalla sua presenza costante in noi e non mancheranno le soddisfazioni.