Formulare gli auguri, quando tanti ambiti della vita sociale vanno a scatafascio, non è facile.
C’è il rischio di non essere credibili, di dare solo parole di consolazione vuote di quel contenuto di speranza che vorremmo sentirci trasmettere da un augurio che sia tale. L’augurio di Natale è un augurio legato alla fede, se non è cresciuta la nostra fede in Dio che si fa bambino, il mio augurio risuona vuoto; rischio di dire solo parole, ma il pezzo forte che può dar senso a quelle parole non c’è.
Questo perché, Lui solo è capace di consolare realmente qualsiasi persona. E’ Lui il solo in grado di dare quella speranza che, noi spesso smarriamo perché sopraffatti da mille negatività della vita. Dobbiamo rivolgerci a lui, sentire la sua presenza nella nostra esistenza accorgerci che ci è vicino e continua a venire proprio quando ci sembra tanto lontano.
La consolazione che lui viene a portarci oggi è nascosta in modo speciale nel pane eucaristico. Il mio augurio vuol essere che ogni cristiano – che si ritiene tale – possa ritornare a nutrirsi con frequenza di lui nella comunione. Nessuno si consideri indegno; se lo è, ha gli strumenti per tornare in grazie e poter mangiare.
Si è fatto uomo per farsi pane, questo vorrei ricordare, per saziare la nostra fame di senso, il nostro vuoto. Perché non sia un Natale superficiale l’uomo deve mangiarlo, gustarlo e sentirsi pervadere dalla divinità che è venuto a portare a ciascuno. Quel pane a me da forza; è solo quel pane che può farmi come Dio. Che sia realmente, un Natale di pane per tutti.
don Beppe