Da sempre la chiesa vive e celebra la Domenica come giorno santo: “il giorno del Signore” – come fu definita la domenica fin dai tempi apostolici – ha avuto sempre, nella chiesa, una considerazione privilegiata per la sua stretta connessione al centro del mistero cristiano. La domenica infatti richiama, nella scansione settimanale del tempo, il giorno della risurrezione di Cristo.
È la Pasqua della settimana. Quanti hanno ricevuto la grazia di credere nel Signore risorto non possono non cogliere il significato di questo giorno settimanale con l’emozione vibrante che faceva dire a San Girolamo: «La domenica è il giorno della risurrezione, è il giorno dei cristiani, è il nostro giorno». Essa è infatti per i cristiani la «festa primordiale», posta non solo a scandire il succedersi del tempo, ma a rilevarne il senso profondo”.
La centralità della Domenica è stata ribadita con forza dal Concilio Vaticano II, nel documento, Sacrosantum Concilium, dove si parla del modo il cui i cristiani celebrano il giorno di festa. In esso vi si legge che “la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù. Poiché il lavoro apostolico è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella chiesa, prendano parte al Sacrificio e alla mensa del Signore … Dall’Eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia e si ottiene, con massima efficacia quella santificazione degli uomini e glorificazione di Dio in Cristo verso la quale convergono, come a loro fine, tutte le altre attività della Chiesa (S.C., n.10).
È una “leggerezza grave” arrivare che la Messa è già cominciata.