In questa prima pubblicazione di don Luigi Guanella del 1872: Saggio di ammonimenti familiari per tutti ma più particolarmente per il popolo di campagna, i toni sono fortemente apologetici, con momenti di intensa polemica verso la mentalità liberale e l'appartenenza massonica delle classi dominanti, che perseguivano il disegno di allontanare il popolo dalla fede. Ma insieme all'ardore giovanile dell’autore si manifesta chiaramente anche la sua profonda affezione per la gente semplice, il concreto impegno nell'aiutarla a difendersi dal diffondersi di idee e costumi contrari alla pratica e alla tradizione cattoliche. Questo testo causerà una vera persecuzione nei suoi confronti per tanti anni. Qui un piccolissimo assaggio.
Popolo mio, guai a te che volgi in peggio i tuoi costumi
Un tale che aveva una mela fracida per risanarla la ripose in un cesto di mele buone. Ma essendo tornato di lì a pochi giorni per vedere, trovò che la mela fracida aveva fatto imputridire altresì tutte le altre. Nello stesso modo i marci seguaci della massoneria si cacciarono in mezzo ai buoni cattolici e li pervertirono col fiato pestilenziale delle loro infernali dottrine. Noi stolti non li abbiamo ricacciati ed or ne rimaniamo, quanto ammalati nel cuore ed accecati nella mente. Mio caro popolo, preghiamo almeno di cuore il Signore che ci dia un momento di luce, al fine di poter conoscere l'orrende nostre infermità e risanarle con le lacrime di sincero pentimento.
Il Signore esalta grandemente colui che essendo giovane, e nel più fervido bollore delle passioni, tuttavia sappia sì bene frenarsi e pregar Dio da conservarsi a lui timoroso e casto. Ma di questi giovani, oh quanto pochi se ne rintraccerebbero ai giorni nostri! Perché si immergono ancor giovinetti nelle brutture delle carnalità … per la strada battuta degli amoreggiamenti non onesti e dell'aperto peccato. … Inoltre nei paesi di costumi sì perduti voi scorgete altresì che tanti fanciulli non respirano che aliti d'impurità, tanto sono innanzi nella scienza dello scandalo. Se, il ciel li guardi, che siano poi obbligati al servizio militare o che si portino altrove ancora giovani in cerca di guadagno, non tarderanno a ritornare ben presto rompicolli, terrore delle giovani di un paese e la spina fitta negli occhi dei più dabbene. Perciò con i loro amoreggiamenti son sempre in quella di ridestar le gelosie, di fomentare i disordini, le liti, i ferimenti nelle osterie e tant'altre sciagure più facili ad indovinare che a descrivere. …
Miseri dunque quei paesi di campagna soprattutto, nei quali sono frequenti gli scandali dell'amoreggiare, del vegliare, del cantar di notte tra via od in case altrui con festini, con canzoni, con parole, con tratti osceni! Si può ben dire che in quel paese sia entrata l'abominio della desolazione … Per la qual cosa non è più a far meraviglia se un popolo tanto scostumato venga perdendo la fede in Dio non che il rispetto per i sacerdoti che ne li riprendono, come anche per ogni pratica salutare di pietà e per i santissimi Sacramenti. Che anzi sarebbe meraviglia se non avvenisse ancora di peggio. Perché scrive san Tommaso che gl'impuri sono anche invidiosi, irascibili, ubriaconi, accidiosi privi di ogni vera virtù. … Or se tanto scandalo avviene nel segreto della famiglia, che non avverrà nell'aperto di un paese? Non aspettar giammai che quivi regni la calma e l'amor vicendevole. Perché se bastano poche persone cattive per far sì che un paese viva in continua guerra, che non sarà di un paese del quale i singoli abitanti sono ormai tutti pessimi? Tali paesi son poi quelli che godono la mala fama di paesi litigiosi, avari, ladri, oziosi, accattoni, pretendenti, linguacciuti, filosofanti infinti, i quali ultimi sono i più dannosi. … Intanto per scemar tanti mali sarebbe utile e necessaria di provvedere la comunità non solo di una chiesa e di un cimitero conveniente, ma anche di una buona scuola, di una pubblica strada o fontana e simili. … Fosse almeno nel paese persona coscienziosa, di autorità e di scienza, la quale si assumesse di regolar meglio le cose, ma appunto persino quelli che son nominati consiglieri, assessori o sindaci nei differenti comuni saranno buoni di gloriarsi di quella carica come di un principato, ma non di sottostare parimenti ai pesi inerenti al proprio grado. … Ora che ho terminato di dire, non mi trovi pentito di avere incominciato, perché a mala pena posso persuadermi che il popolo il quale si appresti a leggere questi miei ammonimenti sia per essere il popolo tanto infelice da me descritto. Onde tu mi devi perdonare, popolo mio diletto, se ti pare che io t'abbia ripreso con troppo zelo. … Esaminiamo ben bene noi stessi, sicché piangendo amaramente laviamo quelle macchie di peccato che ancor nel nostro cuore potessero avervi impresso i demoni della superbia, dell'avarizia e della lussuria. Dopo di che non perdiamo di vista un momento solo l'esempio di Gesù Cristo mite ed umile di cuore, cosi da noi non potranno prosperare le collere, i partiti, le vendette, le gelosie e le finzioni come altrove assai.
Da ‘Saggio di ammonimenti familiari’di don Luigi Guanella