La Chiesa propone al cristiano e gli chiede non solo di imitare il Salvatore, ma di prolungarlo, di essere cioè il suo "doppio", la sua copia vivente, di diventare insomma "un altro Cristo".
Per salvarci, infatti, non solo Cristo si è fatto uno di noi, ma ha fatto di noi qualcosa di Lui. "Io sono il tronco e voi siete i rami ". La vite totale, completa, come dice S. Agostino, non sosterrà solo il tronco; ma col tronco che è Gesù Cristo, porterà i tralci avvinghiati all'unico tronco divino, e cioè tutti i cristiani.
Noi nel Battesimo siamo stati innestati in Lui, e siamo diventati partecipi con Lui e in Lui della vita del Padre, del Verbo e dello Spirito Santo. Il cristiano per essere vero cristiano dove vivere, quanto più realmente gli è possibile, come un "altro Cristo".
Ecco dunque ciò a cui tende il santo: il quale sa bene di non poter imitare tutte le azioni esteriori del Redentore - né del resto gli si richiede - ma egli si sforzerà invece di adottare, del Cristo, ciò che costituiva il suo essere intimo, ossia la sua disposizione di piena conformità ai voleri del Padre. Qui sta infatti il carattere essenziale di Cristo; e il Salvatore non è altri che quella persona la quale, nel suo duplice amore per il Padre suo e per l'umanità, ha trovato la forza di dire eternamente: "Eccomi io vengo per fare la tua volontà". Il santo è colui che si fa come Cristo, un dono continuo per amore.
Questa era il "nutrimento" di Gesù: compiere in tutto la volontà del Padre per amore del Padre e della nostra redenzione. Il santo in tutto si sforza di agire come farebbe Gesù, se fosse lui: cosa farebbe Cristo se fosse al mio posto?
Mentre partecipiamo alla tradizionale tredicina in onore di sant’Antonio, incontrandoci come famiglia parrocchiale non perdiamo l’occasione di riflettere sul nostro personale cammino di santità. Sant’Antonio, come gli altri, ci indicano la strada. Non perdiamola!
don Beppe
(continua)