Ancora una volta, il Signore mi ha posto al vostro fianco chiedendomi di prendermi cura di voi e a voi di accompagnare me. Nella prima tappa del nostro andare, insieme giungiamo a Natale –quasi in pellegrinaggio– al presepe. Sarà speciale? Come ogni anno, troviamo un bimbo deposto in una mangiatoia, con accanto una madre e un padre che – nonostante la grande povertà del luogo – di lui si prendono cura con tutto ciò che sono. Ma di fronte a questa scena, insieme con tutti coloro che in questi giorni il mistero della vita contempleranno, non giungiamo da osservatori esterni. Perché quel bimbo datoci, ci chiede calore. Da quegli occhi di bambino, dal grembo della madre, dalle mani operose del padre, cogliamo lo sprigionarsi di una luce, di una forza, di un amore che non può lasciarci indifferenti. Ci sentiamo accolti e siamo invitati ad accoglierci a diventare noi culla, capanna o grotta, casa … reciprocamente, senza lasciare nessuno fuori. Il Natale 2010 risvegli in noi i sogni assopiti o abbandonati, di un bene che chiede di crescere proprio accanto a noi e attraverso le nostre mani. Chiede di essere scaldato sul nostro grembo. Non spaventiamoci se oggi ci sentiamo impotenti davanti alle mille ferite del mondo, ai traumi che viviamo nelle nostre famiglie, a delusioni personali, ad una crisi che sembra insormontabile. Anche Gesù nasce bambino ma le sue parole hanno segnato e ogni giorno operano nella storia dell’umanità. Amiamo e vedremo che anche una povera capanna può diventare un luogo di felicità condivisa, il dono tanto atteso. E dimenticavo, che sia un bello, buono e felice Natale per tutti!
Don Beppe