LA GIOIA
Non ci sembri strano, che la III domenica di Avvento ci invita a rallegrarci. La gioia è il dono che la venuta di Gesù ha fatto al mondo. Tutto il nostro essere è fatto per la gioia. "Non si può trovare uno che non voglia essere felice" (s. Agostino).
Norma suprema di condotta, criterio discriminante del bene e del male è la felicità: uno fa bene quando tende alla felicità, fa male quando tende a metterla in pericolo.
Nonostante le deviazioni possibili e facili, per l’uomo storico, la gioia è richiesta dalla natura stessa dell’uomo, è un suo bisogno, è un suo diritto. Quel che è vero per ogni uomo lo è a maggior ragione per il cristiano. Essa è per lui un dovere. Deve cercarla con impegno senza darsi per vinto finché non l’abbia trovata.
"La gioia è causata dall’amore" (s. Tommaso d’Aquino). Gioia e amore camminano insieme. Chi non ama non può essere gioioso. La gioia è assente dove sono presenti l’egoismo e l’odio. La gioia cristiana è una ridondanza dell’amore di Dio: è un effetto dell’amore. Questa precisazione non è inutile, ma indispensabile e fondamentale perché ci svela il motivo del fatto che molti cercano la gioia e non la trovano.
Essi la cercano invano perché pensano che essa sia reperibile per se stessa. La gioia non ha consistenza in se stessa: ha la sua sorgente nell’amore, è un raggio dell’amore. E la sorgente dell’amore è Dio: "Dio è amore" (1Gv 4,8). Giunto a noi in Gesù.
don Beppe