Parrocchia Sant'Antonio di ALBEROBELLO

ANTONIO DI PADOVA

Cerco la luce che riesco nel percorso di Sant’Antonio.

Anzitutto la grande virata della sua vita; già prete tra i Canonici agostiniani con uno stile di vita piuttosto monastico, è abbagliato da San Francesco e dalla missione francescana tutta dedita alla predicazione libera per la conversione dei popoli.  Sente cioè che il suo cuore batte da un’altra parte e che Dio lo chiama altrove; ed ha coraggio di cambiare. Che è dolore.

Infatti i suoi ex confratelli lo accuseranno di aver peccato di superbia nella sua ricerca della santità che essi valutavano sete di gloria e di fama.

Sintomatiche anche le tempeste della sua vita; bufere vere, mentre Antonio è in nave e punta alle sue mète. Ma viene dirottato e legge l’evento come un segno: così cambia mèta e accoglie il nuovo che bussa nella sua vita con la forza di una tempesta, adattandosi.

Ecco, leggere incidenti e ostacoli come occasioni.

Noto è anche il conflitto con Francesco a proposito della cultura: il Santo di Assisi la riteneva pericolosa, perché chi è colto è sempre nella tentazione di dominare gli altri e soggiogarli e solo il Vangelo deve convertire mentre per il Santo di Lisbona l’ignoranza del clero era tra i peccati più gravi della Chiesa e ne farà aperta denuncia al Sinodo di Bourges nel 1225: sapere e sapere molto aiuta a credere e ad amare.

E’ figlio di Francesco, sì, ma interpreta il suo cammino francescano in modo personale e lo arricchisce; che bella questa libertà di fronte alle ispirazioni e alle paternità della terra, si tratti pure del grande San Francesco! Obiettare cercando una propria via non è solo disobbedienza ed esibizionismo, ma puro dovere di coscienza che si gioca a tu per tu con Dio.

Alla fine della strada di Antonio c’è quel noce sotto il quale cerca riposo e dove tutti vanno a cercarlo; sì, perché questo succede a chi si sottrae: essere cercati.

Prova che amare non è solo darsi, ma anche staccare.

don Fabio