“Alla luce della presenza di Cristo in mezzo a noi, ho sostato davanti alla Sindone, il prezioso Lino che può esserci d'aiuto per meglio capire il mistero dell'amore del Figlio di Dio per noi. Davanti alla Sindone, immagine intensa e struggente di uno strazio inenarrabile, desidero rendere grazie a Dio per questo dono singolare, che domanda al credente affezione amorosa e disponibilità piena al Signore.
La Sindone è provocazione all'intelligenza e spinge a formulare domande sul rapporto tra il sacro Lino e la vicenda storica di Gesù.
Ciò che soprattutto conta per il credente è che la Sindone è specchio del Vangelo. In effetti, se si riflette sul sacro Lino, non si può prescindere dalla considerazione che l'immagine in esso presente ha un rapporto così profondo con quanto i Vangeli raccontano della passione e morte di Gesù.
Nella Sindone si riflette l'immagine della sofferenza umana. Essa ricorda all'uomo moderno, spesso distratto dal benessere e dalle conquiste tecnologiche, il dramma di tanti fratelli, e lo invita ad interrogarsi sul mistero del dolore per approfondirne le cause. L'impronta del corpo martoriato del Crocifisso, testimoniando la tremenda capacità dell'uomo di procurare dolore e morte ai suoi simili, si pone come l'icona della sofferenza dell'innocente di tutti i tempi.
La Sindone è anche immagine dell'amore di Dio, oltre che del peccato dell'uomo.
Essa invita a riscoprire la causa ultima della morte di Gesù. Dinanzi ad essa i credenti non possono non esclamare in tutta verità: "Signore, non mi potevi amare di più!”.
Papa Giovanni Paolo II