Catechesi del Card. Martini
VORREI PREGARE, MA COME? (parte seconda) vedi anche prima parte
Dobbiamo riconoscere quale sia il nostro stato attuale di preghiera. Come trovarlo allora? Come capire quale sia il nostro punto di partenza? Offro tre brevissime indicazioni.
Il mio stato di preghiera è:
- una posizione del corpo
- un’invocazione del cuore
- una pagina di Scrittura in cui specchiarmi
UNA POSIZIONE DEL CORPO
Quanto dico ha un po’ carattere ideale, è difficile da praticare, ma può costituire un punto di riferimento.Dovremmo fare l’esperienza di lasciarci andare un momento e, così rilassati, domandarci: se ora dovessi esprimere veramente ciò che sento e che desidero nel più profondo, quale atteggiamento assumerei come mia espressione di preghiera?
Dovremmo poi vedere nella mente quale atteggiamento si formi in noi; può essere l’atteggiamento dell’orante, con le braccia alzate o le mani giunte in invocazione; può essere l’atteggiamento di Gesù nell’orto, in ginocchio con la faccia a terra; può essere l’atteggiamento delle mani in accoglienza, di chi guarda lontano e aspetta, come il padre aspetta il ritorno del figliol prodigo; o l’atteggiamento di chi attende qualcosa; o, ancora, quello di chi domanda.
Sembrano cose semplici, potrebbe forse apparire ridicolo metterle in pubblico, ma noi ci esprimiamo così, ci esprimiamo anche coi gesti. E quando, come dice Gesù nel Vangelo di Matteo (si veda Mt 6,6), chiusa la porta della camera preghiamo il Padre nel segreto, prendiamoci qualche volta la libertà di esprimerci pure con il corpo: potremo cadere in ginocchio con la fronte a terra, o alzare spontaneamente le mani, o aprirle come colui che sta per ricevere, oppure potremo porci in atteggiamento di sottomissione.
E’ importante che attraverso l’esperienza del nostro corpo noi mettiamo a nudo la profondità dei nostri desideri.
(CONTINUA)