Parrocchia Sant'Antonio di ALBEROBELLO

Non voglio scrivere nulla sulla Tragedia di Haiti pubblico un articolo di DAVIDE RONDONI, apparso su Avvenire del 14 Gennaio scorso

DON FABIO

Senza fiato

La tragedia di Haiti lascia senza fiato. Gigantesca. In una parte di un’isola già povera e provata da miseria e fatica di vivere, si è abbattuta una sventura che lascia attoniti. Come se a sventura si aggiungesse sventura in un baratro senza fondo. Haiti, nome esotico e di buia miseria.Nome di terra lontana. Di popolo provato e povero. E il fiato non si sa dove prenderlo. Se metti la faccia tra le mani, il respiro non torna. E se anche ti volti da un’altra parte, il respiro non torna.
E se ancora maledici i terremoti, non torna.

Un raddoppiamento di male. Di sventura.Un raddoppiamento di catastrofe. Una insistenza del dolore e della mancanza di fiato.
Come se nessun “perché” gridato in faccia a nessuno e nemmeno gridato in faccia al cielo potesse esaurire lo sconforto, e la durezza che impietrisce davanti al disastro e alle immagini di disastro.Nessun “perché” rigirato nelle mani, nessuna domanda ricacciata in gola, può esaurire l’inquietudine. Una doppia ingiustizia. Una moltiplicata sventura.

Anche il cuore più sordo sente il grido di questa sventura. Anche il più duro si crepa davanti alla morte che domina così apertamente, così sfacciatamente. Anche l’anima che non sospira mai, sente il fiato che si tira. Il fiato che non arriva. Il fiato che si rompe.

Quasi non si arriva nemmeno alla domanda, lecita, urgente di cosa si può fare, di fronte a questa tragedia. Quasi non si arriva a formulare nessuna domanda su cosa fare, perché si rimane inchiodati a una domanda più forte, più radicale: cosa possiamo essere? Sì, insomma, cosa si è, cosa è essere uomini davanti a questi eventi?

Perché sembra quasi che ogni forza nostra, ogni umana dignità siano annullate. Radiate. Come se esser uomini davanti a tali tragedie sia quasi una cosa grottesca. Tappi di sughero nel mare in tempesta. Formiche in balìa della strage, come diceva Leopardi di fronte al Vesuvio sterminatore.
Da dove riprendere fiato, umanità, dignità …?

Non c’è altra possibilità: davanti a questo genere di cose, o si prega o si maledice Dio. O si è credenti o si diventa contro Dio.Una delle due.                              

(Fine 1ª parte. Continua)