Parrocchia Sant'Antonio di ALBEROBELLO
Benvenuti nel sito della... Parrocchia Sant'Antonio di ALBEROBELLO
Leggi

Il_Foglio

Perìodico parrocchiale -n° 63 - Ottobre 2010 - Parrocchia Sant'Antonio - Alberobello


Amici miei, di fronte al cambio che sta avvenendo in parrocchia siamo tutti davanti al Signore che ci chiede: "Voi chi dite che io sia". Chi sono io per te?

Da parte mia levo lode a Dio per il dono che voi siete stati per me; spesso noi non vediamo il bene che gli altri ci fanno solo perché non smettono mai di farcene e nulla percuote meno la coscienza di un bene dato senza pause, continuamente offerto. Grazie per esserci incontrati...

 

Per questo siamo venuti al mondo, non per lavorare, non per ottenere vantaggi o far funzionare la macchina dell'universo.

Vedo che una verità semplice della fede è questa: noi da sempre siamo nei desideri di Dio, dall'eternità; poi Dio realizza il suo sogno nel grembo di nostra madre e da quell'istante non ci lascia mai soli: anche nelle angustie ci fa trovare una sproporzionata energia che non è naturale in noi! Così che non siamo mai soli; ad un certo punto arriva l'angelo e ti da una mano.

Tu hai bisogno di affetto? C'è chi te lo porterà.

Ti servono luce e verità? Tranquillo, stanno arrivando.

E piano piano ti accorgi di essere al centro di un disegno buono; certo la strada ha salite e discese e le ho viste tutte in questi anni.

Alberobello, però, mi ha donato tanti fratelli, tantissimi che non li conto più.

Anche nella trasversalità della vita, anche nelle ostilità il Signore mi ha fatto incontrare degli angeli. Benedette incomprensioni!

Senza di esse come farebbe la verità ad avanzare nella nostra vita? Certo quando avverti sulla tua pelle le difficoltà stai male - male da non potersi descrivere- ma chi ti ha sognato, Dio, vuole che tu dorma sonni tranquilli e così più crescono intorno a te domande e dissensi, più incontri chi ti vuole un bene da vertigini.

Allora la verità si prende la scena, se la prende tutta, sempre; ma con lentezza perché la verità ha bisogno del suo tempo.

Questi voglio ringraziare: gli angeli dei miei dieci anni qui.

Ora vado via? Sì, vado via.

Perché il parroco per primo deve vivere da viandante, come il povero della Bibbia, come Abramo, come tutti gli amici di Dio senza terra, senza casa, protesi verso il Signore. Non da disperati, però: Abramo aveva parenti, amici, bestiame, mezzi per vivere. Da semplici, che alla chiamata si muovono. Vado via, ma non lascio nulla perché io sono radicato qui col sentimento, che non va via in nessun modo, anche se io volessi. E' con tutto ciò che sono diventato qui che vado lì: lo vedrò crescere perché la distanza dilata sempre il bene e nulla diventa così insignificante come qualsiasi cosa se ti ci svegli accanto ogni mattina della vita. Crescerò io, crescerete voi. Ricordo quando ero ragazzine a Roma il mio vecchio parroco, padre Emilie D'Angelo, al momento di lasciare la parrocchia per venire a Corate: "I figli, quando il padre parte o muore, diventano grandi". Ed è così, se i padri non muoiono, i figli non crescono.

Vivo questo mio andare come un punto di partenza. Il Signore ci chiama, per la sua bontà, a qualcosa di nuovo e dobbiamo chiedere la grazia per tutto ciò che inizia e per ciò che continua, perché il bello deve ancora venire: questo è il dono di Dio per noi, che andiamo di sorpresa in sorpresa, fino a quella ultima, la più vera.

Sento la gioia di aver dato il meglio della mia gioventù qui ad Alberobello: avevo solo vent'anni quando sono arrivato qui la prima volta; ne avevo trentacinque quando Dio mi ha chiamato a servire la comunità di Sant'Antonio come ci si prende cura del bene più prezioso che si ha, dando la mia parola che nulla mi sarebbe stato più caro di quella cura.                                            

Mi rendo conto che è stata una fortuna venire qui da giovane. In questi ultimi mesi ho avvertito la suggestione di tentare anche un bilancio: di chiedermi se ho imparato qualcosa.

Per vigliaccheria ho preferito rimandare a più tardi, quando sarò via; ora ci sono nell'animo altre prevalenze e non le soffoco.

Penso ai molti che hanno lavorato al mio fianco, prima di tutti ai miei confratelli guanelliani e alle nostre suore.

A tanti parrocchiani straordinari, veri servitori del Vangelo.

Non mitro malanimo per coloro che non sono stati in sintonia non me: sono serviti talvolta a correggermi, talvolta a rafforzarmi; sì, ciò che gli altri criticavano in me l'ho spesso coltivato, perché quello ero proprio io e non volevo rinunciarvi.

Sento gratitudine per quello che ho vissuto e dolore per il male che posso aver procurato a qualcuno.

Il Signore raccolga l'uno e l'altro dei miei sentimenti.

Avevo molti propositi arrivando qui come parroco, ma non tutti quei fiori sono diventati frutti, perché è una legge di natura: molti dei fiori sono farti per la pura bellezza, cadono senza dare frutto. Servivano a me, perché non smettessi mai di sognare.

Altri propositi sono venuti dopo, nati dalle pieghe del nostro spirito e della nostra esperienza insieme; e forse sono quelli che abbiamo attuati meglio, perché non erano preconcetti da noi e non erano intrisi un po' del nostro orgoglio, che talvolta ci fa credere di essere noi i costruttori e i forgiatori della nostra vita, mentre "è Dio che fa" come diceva don Guanella.

Qualcuno mi ha rimproverato, e qualcuno lo farà in seguito, di essere andato via così, senza pubblici saluti, senza feste; come pure molti mi avevano pregato di passare almeno una serata con loro: avrei dovuto essere più forte e, contrariamente a quanto appare, non lo sono e avrei avuto bisogno di tanto altro tempo!

Saluto tutti, senza indicare alcuna categoria particolare, perché non saprei da chi cominciare e con chi finire. A tutti dico grazie.

Il dono materiale che mi lasciate mi ricorderà di voi ogni giorno, quando mi sposterò e viaggerò con la 'vostra' automobile. Un dono più grande sarebbe per me sentire che questa partenza vi ha ricompattati e rafforzati, che vi trovate tutti per la Messa domenicale: fate di tutto per non perderla e per non perdervi.

Ci incontreremo certamente ancora tante volte.

Ho qui mamma, la famiglia di mio fratello Enzo; papa sepolto nel cimitero di Alberobello.

Il Signore ha fatto 'piccolo' il mondo e poi dovremo stare insieme per tutta l'eternità, perciò non mi preoccupo.

Se per qualcuno di voi il mio passaggio qui è stato utile, lo dica al Signore; perché da Lui il grazie lo vorrei davvero...

Mentre da parte mia oso sognare un dono: qualcuno che mi sostituisca nel sacerdozio.

Abbraccio con affetto don Beppe, don Dante, don Tommaso e don Domenico che continueranno a prendersi cura di voi.

Chiedo la benedizione di Dio su ciò che sarà.

La benedizione di don Giacomo che aveva brigato in ogni modo perché dopo di lui arrivassi io.

E la benedizione di Beppe, che ora salirà sullo stesso altare; in questi quasi trent'anni abbiamo condiviso tante cose, ci mancava questa esperienza di prendere l'uno il posto dell'altro.

C'è una cosa più forte?

Che il Signore non ti faccia mai mancare le sue consolazioni e che tu possa sempre sentire da lontano il soffio di una piccola sicurezza: la mia preghiera per te.

Tu più di altri -ne sono certo- saprai dare valore ai germi di grazia di questa chiesa.

Amala, Beppe; io l'ho fatto con tutte le forze che avevo e Dio mi sta ripagando col centuplo già qui.

Troppo, forse.

don Fabio

Storia...
Il 5 Gennaio 1945 nacque la comunità: Sant’Antonio in Zona Monti All’inizio la Parrocchia di Sant’Antonio ebbe come amministratore il Fondatore stesso della Chiesa a Trullo, don Antonio Lippolis poi nel Novembre ‘52 arrivarono i Servi della Carità del Beato Luigi Guanella...